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Torralba
(SS), nuraghe Santu Antine, planimetria e ricostruzione
ideale (da Moravetti 1988).
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Se le prime espressioni d'architettura nuragica si datano già
al Bronzo antico, la civiltà nuragica propriamente detta
è inserita nell'arco di tempo che va dal Bronzo medio
(1.500 a.C.) al III sec. a.C. protraendosi poi, in alcune zone
periferiche, oltre i limiti della conquista romana. E' un millennio
di progressive acquisizioni, entro il quale vengono convenzionalmente
distinte quattro fasi cronologiche.
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I
nuraghi, che in numero di circa settemila marcano il
paesaggio sardo, sono costruzioni megalitiche a forma
di torre troncoconica, costruiti con filari aggettanti
in muratura a secco, che presentano all'interno una
camera di pianta circolare, voltata a tholos (falsa
cupola).
Questa soluzione fu frutto di diverse esperienze e numerosi
tentativi svoltisi nell'ambito di conoscenze e tecniche
comuni a varie aree del mediterraneo occidentale.
La radice nur-, molto diffusa nell'isola, è antichissima,
essendo pertinente al sostrato linguistico preindoeuropeo;
il suo significato è duplice: sta sia per "accumulo"
che per "cavità", riassumendo le caratteristiche
salienti, rispettivamente esterne e interne, del nuraghe.
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Orroli
(NU), nuraghe Arrubiu,
pianta (da Lo Schiavo - Sanges 1994).
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I più antichi nuraghi sono semplici, monotorre; successivamente
vengono erette le strutture complesse, in cui il mastio si circonda
di torri minori, collegate tra loro da cortine murarie. Quando
le torri sono plurime, si parla di schema trilobato (Losa-Abbasanta,
Santu Antine-Torralba), quadrilobato (Santa Barbara-Macomer,
Su Nuraxi-Barumini), pentalobato (Arrubiu-Orroli); è
spesso presente una ulteriore cinta, avanzata, detta antemurale
(Palmavera-Alghero, Lugherras-Paulilatino, Losa), che include
fino a sette torri (Arrubiu). Il sistema è quindi composto
da mastio, bastione e antemurale, in ordine di altezza decrescente
da un massimo calcolato in m. 23 (Santu Antine, oggi m. 17,55)
fino ai presunti m. 10 dell'antemurale.
Entro
questo insieme sono ricavati pozzi, cisterne, passaggi,
spazi utilizzati come cortili. Tali strutture complesse
sono considerate abitazioni per i capi locali, centri
economici e politici di un reame-stato, e, in caso di
necessità, potevano accogliere la popolazione
residente nelle vicinanze con gli animali e resistere
a un assedio.
La maggior parte dei nuraghi sono semplici e sorgono
isolatamente: rispondono ad esigenze abitative e difensive,
di controllo e presidio di territori cantonali più
o meno vasti, a prevalente economia pastorale; sistemi
di nuraghi sono posti a guardia di passi montani, fiumi,
vallate.
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Orune
(NU),
fonte di Su Tempiesu (da Fadda 1988).
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Agglomerati di capanne erette con pietrame a secco, di forma
circolare (e successivamente anche rettangolare), con copertura
in materiali deperibili e argilla, sorgevano sia intorno ai
nuraghi, sia senza rapporto con essi; tali nuclei abitativi
non sono in genere il risultato di una pianificazione, ma di
aggregazioni spontanee e successive: arrivano comunque ad avere
degli spazi comuni organizzati, come le capanne cosiddette delle
riunioni (Santa Vittoria-Serri, Palmavera-Alghero, Su Nuraxi-Barumini).
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La
complessità del mondo nuragico è testimoniata
anche da monumenti di tipo funerario e cultuale, che
esprimono al meglio la dimensione spirituale.
Anche
l'architettura funeraria è megalitica: le tombe
di giganti, sepolcri collettivi, sono costituite da
una camera tombale e da uno spazio semicircolare antistante,
detto esedra, luogo del ricordo e dei riti funerari;
qui veniva deposta la stessa ceramica domestica, d'impasto,
presente nell'area dei nuraghi.
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Gonnosfanadiga
(CA), tomba di giganti di San Cosimo, pianta (da Ugas
1984).
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La tecnica costruttiva è dapprima dolmenico-ortostatica,
con stele centinata (ad estremità superiore curvilinea),
successivamente a filari, di blocchi poligonali o squadrati.
A
divinità legate all'acqua erano dedicati i pozzi sacri,
composti da atrio, scala e camera a tholos, che sovrasta il
pozzo, costruiti in tecnica poligonale (Sant'Anastasia-Sardara,
Sa Testa-Olbia), i più antichi, o isodoma (con blocchi
finemente lavorati, es. Santa Cristina-Paulilatino, o la fonte
di Su Tempiesu-Orune).
Di
enorme interesse anche i tempietti rettangolari, detti
a mégaron (Sos Nurattolos-Alà dei Sardi,
Cuccureddì-Esterzili) e la sepoltura "eroica"
di Monti Prama-Cabras. Dai luoghi di culto proviene
gran parte della piccola statuaria figurata, eccezionale
documento della società dell'epoca.
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Bitti
(NU), Su Romanzesu,
tempio a megaron (da Fadda 1998).
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Torralba
(SS), nuraghe Santu Antine,
lisciatoio in steatite (da Moravetti 1988).
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Vulci
(RM),
tomba di Cavalupo,
bronzetto sardo (da Peroni 1996).
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Gonnosfanadiga
(CA) ,
tomba di giganti di San Cosimo,
olla a tesa intera (da Ugas1984).
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Sardara
(CA),
pozzo di Sant'Anastasia,
vaso piriforme (da Contu 1988)
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Cabras
(OR),
arciere da Monti Prama,
ricostruzione grafica (da Tronchetti 1990).
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Siniscola
(NU), spada tipo "Huelva" (da Lo Schiavo 1990)
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